Galileo Galilei

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Immagine galileiana della scienza:

– Le proposizioni de fide ci dicono “come si vadia al cielo”,

ottenibili dalla auctoritas delle sacre scritture.

 Le proposizioni scientifiche ci dicono “come vadia il cielo”,

ottenibili dalle “sensate esperienze e necessarie dimostrazioni”

La scienza non è più sapere al servizio della Chiesa:

 Essa è autonoma dalla fede e dalla tradizione aristotelica: viene meno il sillogismo, l’auctoritas, il dogmatismo o sapere dogmatico.

La scienza è conoscenza oggettiva:

Conoscenza delle qualità oggettive (o primarie) dei corpi: qualità determinabili quantitativamente, cioè misurabili.

La scienza è antifinalistica:

Eliminazione del finalismo, della causa finale, ma ricerca della causa efficiente.

Con le duvute cautele si può dire che Galileo è platonico in filosofia (“il libro della natura è scritto in lingua matematica”) e aristotelico nel metodo (“antepone le esperienze sensate a tutti i discorsi”).

Galileo non aveva intenzione di essere un filosofo, ma è stato costretto ad esserlo per spiegare le sue scoperte. La differenza tra Galileo e gli altri filosofi è una maggiore dose di apertura che gli permette di non dover prendere scelte rigide e quindi probabilmente sbagliate. In questo senso Galilei può essere definito pragmatico in quanto si muove a seconda delle necessità, riconosce il fatto che noi non possiamo comprendere tutto e di conseguenza non rifiuta la metafisica, bensì la confina, ritenendo che il principio esiste, ma non possiamo sapere altro su di esso. Da questo punto di vista Galielo si ricollega a Cusano, perchè entrambi ritengono “assurdo” lo studio della teologia in quanto con la ragione umana non si arriverà mai a comprendere il divino; Galileo in particolare afferma che le cause prime e i fini ultimi esistono, ma non devono essere materia di studio per uno scienziato.

Aurelio Pistillo e Rosamaria Pillarella – IIA – A.S. 2013/2014